domenica 3 luglio 2016

Un brutto videogioco anni 90

Venerdì sera sono andata al cinema con un'amica. Chiamiamola Cannella, per salvaguardarne l'anonimato, No, non è un'attrice porno, anche se in effetti il soprannome potrebbe farlo pensare.

Il film che volevamo vedere era in pochi cinema e scomodi come orario, l'unico comodo e abbastanza vicino era il The Space di Rozzano, dove penso di aver messo piede per la prima, ed ultima, volta appunto venerdì.
Il cinema è un enorme multisala, di quelli con tutti i negozi, ristoranti e bar e varie ed eventuali all'interno. Solo che negozi, ristoranti, bar, varie ed eventuali erano quasi tutti chiusi, con la sola eccezione di un bar al piano terreno. Cosa che già di per sè contribuiva a dare un'idea di abbandono, depressione e inquietudine a tutto l'insieme.
Arrivate con largo anticipo, prendiamo pop corn e bibite, e dopo qualche chiacchiera ci avviamo in sala. Sala piccola, poche persone. Film molto carino (Kiki e i segreti del sesso, se voleste vederlo, merita).

A questo punto ci siamo trovate catapultate in un videogioco anni '90. Ma di quelli brutti. Che avrebbe potuto chiamarsi tipo "Notti Oscure".

Livello 1 - Il prologo
Al termine della proiezione, con molta calma, ci prepariamo per uscire quando Cannella scopre, con sommo stupore, di non trovare più la sua borsa.
Panico.
Cerchiamo sotto i sedili, sopra, dietro, davanti. Nulla.
Usciamo, troviamo due ragazzi, di cui uno della sicurezza. ci aiutano a cercare, controllare, guardare a destra e a sinistra.
Nulla.
La borsa ovviamente conteneva TUTTO.
Portafoglio, documenti, chiavi di casa, chiavi della macchina (con cui ovviamente eravamo lì). Tutto.

Livello 2 - La ricerca
Iniziamo a girare per l'immenso multisala semideserto alla ricerca della borsa, nella speranza che chiunque l'avesse rubata se ne fosse poi liberato insieme alle cose di scarso interesse, tipo ad esempio i documenti.
La cosa più preoccupante ovviamente era il fatto che le chiavi della macchina fossero lì, per cui il passo di uscire a vedere quale fosse e rubare pure quella pareva breve, e le chiavi di casa facevano compagnia ai documenti riportanti l'indirizzo. 
Per quanto riguarda la macchina, per fortuna il parcheggio è immenso e noi l'avevamo involontariamente imboscata sul retro, all'arrivo. Per cui l'abbiamo ritrovata lì ad aspettarci. Sigillata ovviamente, e senza possibilità di utilizzarla.
Le chiavi di scorta, a casa di Cannella. A casa, nessuno. E nessuno neppure velocemente raggiungibile che avesse un mazzo di chiavi di scorta di casa. Unica soluzione: il fabbro per aprire la porta e cambiare la serratura, ma ovviamente non all'una di notte.

Proseguiamo per un po' le ricerche, in questo posto che definire inquietante è poco. Ad un certo punto provo ad andare in bagno per una pipì. Immenso e deserto. Sono entrata e sono uscita immediatamente, di corsa.
Cannella sotto shock.
Torniamo alla macchina per fumare una sigaretta e pensare lucidamente al da farsi.

Livello 3 - Il tizio del bar aka l'omino della quest
Come accennavo, la macchina era sul retro, per cui in un punto ancora più deserto del deserto circostante. sul retro si affacciava però una porta di un bar presente all'interno del complesso, con un ragazzo di colore che andava e veniva per fumare, con tutta l'aria di tenerci d'occhio.

Un'ansia.

Alla fine, appurato che l'unica, almeno per il momento, era chiamare un taxi e passare la notte da me, sperando di ritrovare l'indomani la macchina e la casa più o meno integre, Cannella decide di provare a parlare con questo tizio, che magari aveva visto qualcuno o qualcosa. 
A me faceva tanto pensare all'omino della quest, che ti dà un aiuto o una nuova missione da compiere per fare più punti.
Comunque ci avviciniamo, lei gli spiega l'accaduto e gli chiede se abbia visto qualcosa. Lui, visibilmente sollevato, ci dice che no, nulla, ma era un po' preoccupato per il fatto di aver visto NOI aggirarci con aria sospetta lì nei pressi. E poi ci spiega che lui dorme lì, nel retro, per evitare i furti da parte degli zingari che girano da quelle parti, e quindi si offre di dare un'occhiata alla macchina.
(Qui mi sembra doverosa una postilla sul pregiudizio, e sul fatto che spesso basta parlarsi per dissiparlo, ma altrettanto spesso non lo si fa, per paura. Dovremmo ricordarcelo tutti, io per prima).

Livello 4 - Gli irrigatori
Chiamiamo il taxi, per tornare a casa mia. 10 minuti di attesa, tanto per sottolineare che siamo in culo al mondo e che il viaggio non sarà a buon mercato, tra la tariffa extraurbana e quella notturna.
Siamo però sul retro del cinema, per cui dobbiamo tornare all'ingresso principale. Salutiamo il tizio del livello 3 e ripercorriamo il perimetro esterno del cinema, costellato di scale antincendio di metallo, piene zeppe di anfratti bui e inquietanti, camminando una dietro l'altra su un minuscolo sentierino che corre tra la parete esterna e il prato. 
Naturalmente, data l'ora, partono gli irrigatori, di quelli a getto lunghissimo, che ruotano a 360°.
Missione: arrivare dall'altra parte senza fare la doccia, dosando pause, salti e corsette.

Finalmente arriviamo all'ingresso principale, chiediamo per puro scrupolo ad altri due loschi ma innocui personaggi lì presenti, e poi saliamo sul taxi che ci porta finalmente fuori dalla location.

Final level
Alla fine Cannella ha fatto cambiare la serratura, ha bloccato tutte le carte di pagamento, ha ritrovato la macchina allo stesso posto il giorno dopo e dovrà rompersi le scatole tutta la prossima settimana per rifare i documenti.

Però il film è piaciuto. 

Mercurio quadrato a Plutone

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